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Trekking del Barbaresco

Da Alba a Neive lungo il Tanaro tra i celebri crus del Barbaresco

Usciamo da Alba dal ponte sul Cherasca, poco oltre la piazza del Duomo e il Vescovado e inoltriamoci per la collina di Altavilla da cui scesero i partigiani per prendere la città il 10 ottobre dell’anno 1944, come narra Beppe Fenoglio nel suo racconto più celebre. La collina è tagliata da un viottolo in salita che rapido scollina sulla conca dell’altro versante.

Le colline del Barbaresco si modellano (come forme di donna, avrebbe detto Cesare Pavese) ai nostri occhi morbide mentre il sentiero scende nei pioppeti che decorano il piccolo Seno d’Elvio (torrente che dà il nome anche alla vicina frazione di Alba, dove si produce questo prestigioso vino docg). Un ponte pedonale lo supera proprio alla confluenza col Tanaro che nei millenni ha tagliato queste colline in rocche a precipizio sul fiume. La sottile striscia di terra tra la rocca e il fiume è così diventata un’oasi naturale lontana dal traffico e dal rumore della città. Ad aumentare l’effetto di suggestione, l’ottocentesca linea ferroviaria Bra-Nizza che appare e scompare tra le gallerie scavate sotto le colline del vino.

Procediamo dunque lungo il Tanaro, attenti alla fauna (tassi, daini, cinghiali, volpi, lepri e mille uccelli diversi) con rispetto dell’ecosistema ma senza timore, e immersi nel tipico bosco di Langa con salici, sambuchi, gaggie, pioppi, faggi, querce e noccioli, quasi tutti “alberi da tartufo”. L’area è infatti un terreno di caccia prediletto per i trifolao della zona e sotto la torre di Barbaresco troverete pure una tartufaia didattica! Arrivati ai Pagliuzzi (da dove un tempo partiva il traghetto a fune per la sponda roerina del Tanaro) potete risalire la conca della Martinenga e inoltrarvi tra crus celebri come Asili, Rabajà e Fasèt. Qui l’Imperatore Romano Pertinace aveva con tutta probabilità la propria residenza (la Villa Martis appunto, da cui forse Martinenga): un anfiteatro naturale pettinato di vigneti che è una delle immagini-simbolo per tutta la Langa.

Oltre il bricco del Fasèt, con la cappella votiva, si apre un secondo anfiteatro con altri celebri crus (ma la mappa completa la potete trovare in Enoteca Regionale con sede nella confraternita del paese) e soprattutto con il borgo intatto di Barbaresco, rosso di mattoni con il castello e la torre di guardia di 30 metri a strapiombo sul fiume. Se invece avete proseguito lungo il fiume, la strada di Secondine vi porterà direttamente in paese. Oltre all’Enoteca e alle decine di cantine, da non perdere il belvedere della Torre (dal 2010 sarà tutta agibile) e la grande gastronomia della zona. Per semplici passeggiate tra i vigneti, il comune ha approntato tre percorsi ad anello che partono tutti dal capoluogo.

Usciamo dal paese verso Neive e scollinati nella frazione di Montestefano (altro pregiato crus, come il vicino Montefico) scendiamo per la ripida cappezzagna che ci riporta a valle tra i pioppi, i prati… e nuovamente i binari del pittoresco trenino! Superiamo la ferrovia per raggiungere le borgate di Currà e Gaia già in territorio di Neive e risaliamo la collina verso i Gallina e il borgo alto del paese. Neive, riconosciuto oggi come uno dei borghi più belli d’Italia, era già noto in tutte le Langhe come “‘l pais dij Sgnuròt” (signorotti) e lo provano le decine di case nobiliari del concentrico, dominato dalla bella torre campanaria e dall’imponente castello (oggi anche apprezzata cantina). Imperdibile il centro storico, la Bottega dei Quattro Vini, e l’isolato romanico campanile di Santa Maria del Piano…inoltre il ricordo della figura poetica e ingenua di Romano Levi (il grappaiol-angelico scomparso nel 2008) regala ancora poesia a tutto il paese. Dalla piccola stazione possiamo senza fretta prendere il treno che ci riporterà velocemente ad Alba.

Difficoltà 1

Lunghezza: 16.00 Km

Durata: ore