Nei “Posti della Malora” di Beppe Fenoglio, tra i noccioleti dell’Alta Langa e i caseifici del Murazzano, lungo l’incontaminato corso del Belbo
Si parte dal rifugio escursionistico “La Pavoncella” di Camerana, alle porte della Riserva Naturale delle Sorgenti del Belbo, un vero paradiso per gli appassionati di botanica (da non perdere la fioritura di rare orchidee a maggio). Lasciato il rifugio, saliamo su comodo sterrato alla località Arbi sulla dorsale Alba-Montezemolo; dalla sommità, dopo un’appagante veduta dell’intera catena delle Alpi, si svolta a destra mantenendo quota sui diversi tratti sterrati che corrono paralleli al tracciato stradale; alla sinistra ecco il bivio per il tipico borgo medioevale di Sale San Giovanni, con gli affreschi della stupenda chiesa cimiteriale omonima, e una bella sagra a giugno sulle erbe officinali che profumano i campi qui attorno.
Proprio sulla cresta (antica via del sale e della fede) spicca poi la chiesetta campestre di Sant’Anastasia con i migliori affreschi dell’Alta Langa (le chiavi sono dal parroco di Sale) isolata in mezzo all’erba medica. Ecco quindi il bivio per Paroldo, il “paese delle masche” (figure magiche della cultura contadina). Proprio alle Masche e alle loro suggestioni è dedicata la bella fiera di San Martino, autentica e genuina rappresentazione di fiera d’antan. Da Paroldo risaliamo in via Viora fino alla Pedaggera (altra eco della via del sale) per proseguire in cresta fino al grosso borgo di Murazzano, riconoscibile per la bella torre medioevale (agibile) e per un concentrico di pietra tutto da scoprire; poco fuori dell’abitato non perdetevi poi l’unico mulino a vento superstite di tutta la Langa. Tra Paroldo e Murazzano trovate anche numerosi produttori del grande Murazzano DOP, toma di latte di pecora a varie stagionature, che farà la felicità di tutti i buongustai. Oltre il paese, in direzione Bossolasco, ecco il celebre Passo della Bossola, narrato da Beppe Fenoglio che passava le estati a San Benedetto Belbo. Scendiamo dunque tra boschi e terrazze al Belbo e all’antico insediamento dei frati benedettini, che ricolonizzarono le Langhe nell’alto medioevo. Qui tutto ci parla del grande scrittore albese e il comune ha predisposto appositi itinerari e pannelli dedicati.
Lasciato il paese e svoltato a sinistra si costeggia prima il greto del torrente per poi imboccare la stradina che si presenta sulla sinistra e che ci condurrà all’abitato di Mombarcaro, attraversando la tipica borgata di Lunetta. Mombarcaro è il paese più alto di tutte le Langhe, con i suoi 900 metri: nelle limpide giornate invernali, offre una panoramica a 360° che si spinge (pare) fino a Savona e al mare (da qui forse il nome antico di Monte Barcaro); non perdetevi poi la chiesetta di San Bernardo con la sua “Cavalcata dei Vizi” e le vie strette del concentrico medioevale. Il nostro tracciato corre nuovamente in cresta con ampie vedute sulla Valle Belbo a destra e sulla Valle Bormida a sinistra, per scendere nuovamente al Belbo e alle sue sorgenti chiudendo l’anello in prossimità del rifugio dal quale si era partiti.